Articoli [separazione e mediazione]

Separazione legale, separazione psichica e mediazione familiare

I coniugi che hanno deciso di dividersi dopo un periodo più o meno lungo di crisi, sono presi dalla fretta di sottoscrivere il verbale di separazione con la fantasia di risolvere così tutti i loro problemi. Al contrario tutti i problemi iniziano in quel momento perché si aprono nuovi scenari che nessuno aveva previsto.

Malgrado il numero sempre crescente di separazioni e divorzi, essi non sono affatto un evento normale per la famiglia; essi sono eventi che nella teoria sistemico-relazionale vengono definiti "paranormativi", cioè inaspettati, non usuali rispetto al normale ciclo vitale degli individui e che richiedono una ristrutturazione delle relazioni familiari, a fronte del cambiamento della struttura della famiglia.

Di solito in una separazione uno dei due partner ha un ruolo attivo, mentre l'altro si trova a dover subire la decisione del coniuge. Entrambi però devono passare attraverso l'elaborazione della perdita, come in un vero e proprio lutto, o possono sviluppare una sindrome post-traumatica, essendo la separazione un evento altamente stressante. In questo delicato periodo possono emergere, nelle persone coinvolte, quadri psicopatologici che qualche volta culminano in reazioni violente.

Facilmente gli ex-coniugi non riescono a scindere l'ambito coniugale da quello genitoriale inficiando, con il conflitto fra marito e moglie, la capacità di collaborare come padre e madre. Spesso i due genitori separati entrano in simmetria (competizione) riguardo l'educazione dei figli, non riuscendo ad agire come una "squadra" e, utilizzando una metafora sportiva, si fanno un autogol nell'ambito della genitorialità, perdendo l'autorità educativa.

Nell'esperienza clinica si osserva frequentemente la una configurazione relazionale tipica delle famiglie con genitori in conflitto denominata"triangolazione". Essa comporta la richiesta di alleanza da un genitore a un figlio contro l'altro genitore, facendo leva sulle emozioni e sul senso di lealtà del minore. Questo produce una vera e propria sindrome di alienazione genitoriale, dal momento che il bambino vittima della triangolazione esprime avversione verso un genitore in quanto indottrinato dall'altro. Psicologicamente il figlio triangolato è incastrato nel conflitto tra i genitori e avrà per questo difficoltà a svincolarsi da loro quando avrà l'età giusta per allontanarsi fisicamente e psicologicamente da loro.

Nelle coppie ricostituite il conflitto con l'ex-coniuge può far alleare e rafforzare i membri della nuova coppia, dove il genitore, con il nuovo partner, farà il "rilevatore di errori". La nuova coppia sarà stimolata a cimentarsi nell'educazione di un figlio nato dalla nuova unione, ma il mettere al mondo un altro bambino può peggiorare la relazione con i figli nati dal primo matrimonio.

Alcune famiglie possiedono risorse spontanee per riorganizzarsi, altri hanno un conflitto talmente forte che richiede la necessità di un aiuto esterno.

Per questa ragione è nata la mediazione familiare. Essa non ha l'obiettivo di sedare il conflitto, ma quello di recuperare degli aspetti relazionali. In un contratto strutturato, il mediatore familiare -come terzo neutrale e con una preparazione specifica- sollecitato dalle parti, nella garanzia del segreto professionale e in autonomia dall'ambito giudiziario, si adopera affinché i partner elaborino in prima persona un programma di separazione soddisfacente per sé e per i figli.

Il processo di mediazione quindi si avvia in una fase in cui i coniugi sono poco disponibili a parlarsi; passa per una fase intermedia di negoziazione nella quale la coppia di genitori, dopo aver ripercorso e compreso la storia della loro unione, si dà reciprocamente il permesso di trattare con i figli; si conclude con la definizione degli accordi, che verranno presi secondo le nuove realtà dei due ex- partners, nelle famiglie ricomposte.

Dr.ssa Cecilia Coccia

INDICE

Coppia e ciclo vitale Separazione e mediazione La conclusione della terapia
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